UDINE – E con questa siamo a sette, numero perfetto. Sto parlando di tutte le volte che i Simple Minds hanno suonato nella nostra Regione.
Tutte le provincie possono dire di averli ospitati almeno una volta. La prima risale al 1991 a Lignano allo Stadio Teghil con una replica quattro anni fa ma questa volta all’Arena Alpeadria, poi Trieste nel 1998 allo Stadio Grezar, Palasport di Pordenone nel 2003 e nel 2006, Grado nel 2012 per il tour 5×5 durante il quale presentavano cinque brani di maggior successo per i primi cinque dischi (in quell’occasione la tappa della cittadina della rivierasca registrò un sold out in prevendita), e quest’anno Udine al Castello per la prima volta come ha ricordato anche Jim Kerr dal palco salutando il pubblico ad inizio serata.
E così, come una partita a Risiko è stata messa una bandierina in ogni luogo, e speriamo ce ne siano delle altre.
A Giove Pluvio però sembra non andare giù il fatto che questi scozzesi suonino così spesso da noi, e così anche questa volta ha cercato di rovinare la festa mettendoci lo zampino. Dico questo perché l’ultima volta a Lignano nel 2014, un tremendo acquazzone sembrava voler gustare la serata, ma in quell’occasione lo storico vocalist tranquillizzò tutti dicendo che quella per loro era solamente acqua e suonarono il set intero come da programma.E così questa volta, a quattro anni di distanza, l’atavico dio che sembra aver un conto in sospeso con loro, si ripresenta puntuale con la sua pioggia anche nel capoluogo friulano.
Pensate sia riuscito nei suoi intenti? Mah chè sì, tutt’altro. Nulla ha fermato i Simple Minds e tanto meno il loro pubblico che mai ha accennato a mollare la presa.
Motivo ulteriore per fare festa e divertirsi ancor di più, confermando l’ottima organizzazione di Zenit srl che come sempre ha saputo scegliere un’ottima band per un luogo eccezionale, e la risposta da parte del pubblico ne è stata la conferma.
La data friulana in programma che si è svolta a Udine ricadeva nel tour di Walk between worlds, diciottesima fatica in studio (febbraio 2018), di Jim Kerr e Charlie Burchill (unici rimasti del nucleo originale) a celebrante anche il 40° anniversario della band, che sale sul palco alle 21.34 per due ore piene ed intense senza sosta e sotto la pioggia.
Sullo sfondo dodici pannelli luminosi a comporre uno schermo luminoso per spettacolari proiezioni colorate che riportano agli show televisivi degli anni ’80 (per non parlare delle tastiere a tracolla degnamente appartenenti a quegli anni lì ed erano anni che non se ne vedevano in giro), e davanti, assieme ai due storici membri originari, sul palco salgono altri cinque elementi della band con una notevole quanto insolita elevata quota rosa data la presenza di tre ottime musiciste alle tastiere, alla batteria e ai cori.
Diciotto i brani in scaletta (numero che ritorna in ballo, sarà un caso?), un’attenta selezione del meglio della loro carriera.
Si apre con The signal of the noise tratta da questo nuovo lavoro che li sta portando in tour (altri brani dello stesso disco saranno in ordine di esecuzione Sense of discovery, e Walk between worlds che dà il nome al disco), Mandela day (da Street fighting years del 1989), She is a river (da Good news from the next world del 1995), e uno dei pezzi immancabili come Someone somewhere in summertime del 1982 da New Gold Dream, e questo solo per citarne alcuni.
Chiusura da fuochi d’artificio con l’esecuzione filata di New Gold Dream, Don’t you (forget about me), Alive and kicking e Sanctify yourself.
Saluti finali sotto una battente pioggia…di entusiasmo del pubblico.
Cristiano Pellizzaro per RadioCityTrieste
Foto di Simone Di Luca