SESTO AL REGHENA (PN) – Non era mica scontato che i Mogwai potessero suonare dalle nostre parti.
Ci vorrà un bel po’ di tempo per poterli rivedere in zona se mai accadrà di nuovo. Chi non ha colto l’occasione per questo concerto di Sesto al Reghena, ha davvero sciupato una buona occasione.
Bisogna stare attenti al programma che offre il Sexto‘Nplugged (Associazione Culturale Sexto), ogni anno diverso e ogni anno con nomi interessanti.
Ininterrottamente, per un centinaio di minuti circa, il Piazzale del Castello si è riempito di manti musicali alternati a solide muraglie sonore dove cozzare improvvisamente dopo che i primi evocavano lontani e delicati paesaggi autunnali riscaldati da un tiepido sole basso.
Tutto questo succedeva lunedì 9 luglio ad opera degli scozzesi Mogwai, uno dei nomi più rappresentativi e longevi della scena Post Rock.
Stiamo parlando di una delle prime band che possono venir in mente quando si tira in ballo questo argomento e sicuramente tra quelli a cui è doveroso riconoscere il merito di aver sdoganato questo genere.
Non per nulla trovano spazio pure loro nel libro Post Rock e oltre, introduzione alle musiche del 2000 (aut. Cilia e Bianchi, ed. Giunti), un interessante libro dedicato a questo genere e che in quasi due centinaia di pagine riassume e incuriosisce per questo mondo musicale.
Tredici i brani previsti in scaletta, compreso l’encore. Una selezione di quanto prodotto in ventitré anni di attività durante i quali sono stati realizzati due live, ben quattro colonne sonore e dieci dischi in studio, tra i quali l’ultimo Every country’s sun del settembre 2017 e dal quale sono state eseguite alcune tracce durante la serata.
La nebbiosa atmosfera creatasi sul palco e spinta dalle luci tra il pubblico che cercava di ricomporsi, alla fine stentava a dissolversi.
L’impianto aveva smesso di rombare ma le orecchie fischiavano e i corpi vibravano ancora.
Cristiano Pellizzaro per RadioCityTrieste Foto di Davide Carrer