Mika1Roberto Alessio per Radio City Trieste – foto Fabrice Gallina
La splendida voce di Mika per un concerto pop allegro, pieno di sorrisi e spensieratezza.
Non è stato un autentico bagno di folla quello che ha accompagnato l’esibizione di Mika per l’unica tappa regionale del tour estivo “No place in heaven”, soprattutto se paragonata a quella degli oltre 15 mila metallari accorsi per gli Iron Maiden solamente 48 ore prima, entrambi organizzati da Zenit srl e Azalea Promotion.
E’ vero, anche se il genere musicale e soprattutto la storicità oltre che il peso degli artisti esibitisi a così breve distanza di tempo sono troppo diversi per qualsiasi tipo di confronto, che al pubblico presente in Piazza Unità d’Italia, attestato sui 6 mila paganti, oltre a quello non meno numeroso che, furbescamente e non senza polemiche, si è posizionato tra le transenne e il mare, ha lasciato un po’ l’amaro in bocca per una serata, comunque, dall’esito molto piacevole; e Trieste, per movimentare la propria economia ed il turismo, come la vita cittadina stessa, di serate come queste non può farne a meno.Il concerto, che verrà ricordato più per la simpatia e la genuinità del cantante che per le forti emozioni in grado di suscitare nel pubblico, comunque soddisfatto dall’esecuzione di canzoni orecchiabili, sempre gioiose e ballabili, è iniziato alle 22.00 con mezzora di ritardo, fatto questo che non è passato proprio del tutto inosservato.
Già presente nella nostra regione nel 2010 a Villa Manin, a Udine per girare il video della canzone “Hurts”, e ancora proprio a Trieste nel 2014 in qualità di giudice di ITS Artwork , Mika ha comunque cercato di recuperare il tempo dell’attesa cercando di trasportare subito i fans nel suo mondo coloratissimo, quasi da cartoon, fatto di palloncini e coriandoli lanciati sul pubblico, telefonini che si accendono per ricreare un cielo stellato su “Underwater” e improvvisazioni vocali davvero notevoli ed altre in falsetto.
Ironico ed elegante, nel corso della serata l’eclettico artista ha scherzato a più riprese, incespicando, non sempre volutamente, nell’uso della lingua italiana, schernendosi e prendendosi in giro per il suo buffo modo di esprimersi, al punto di strappare più di qualche applauso e attirare ancor più la simpatia del suo pubblico.
Scongiurata la minaccia di un forte acquazzone che aveva accompagnato l’intero pomeriggio, sotto un cielo sorvolato da grossi gabbiani ingigantiti dalle luci dello show, si è potuto respirare un’atmosfera allegra e rilassata, impreziosita soprattutto dalla stupenda voce del cantante, autentico punto di forza dell’intero spettacolo, che ha fatto passare in secondo piano la band composta da cinque elementi.
19 le canzoni eseguite dal cantante di origini anglo-libanesi, tutte rigorosamente ballabili e ballate anche dallo stesso artista, scatenato nell’arrampicarsi sui tralicci del palco e nel salire sul pianoforte pur di interagire meglio con l’audience, che ha stuzzicato e provocato con le sue canzoni, una fra tutte quella “Boum Boum Boum” del 2014, dal significato e dagli ammiccamenti vagamente allusivi.
Sono naturalmente le canzoni più datate quelle che suscitano il maggior favore della piazza, come “Grace Kelly”, “We are golden”, “Happy Ending”, ”Relax, “Lollypop”, per una chiusura da “Last party” e con “Love today”, l’unico bis comunque ampiamente programmato. Ecco, proprio la fine dello show, giunta inaspettata dopo appena un’ora e quaranta minuti, è stato il momento più ”freddino” della serata, come il modo forse un po’ frettoloso di congedarsi dal pubblico, rimasto perplesso e persino speranzoso di qualche altra appendice canora che, alla fine, purtroppo non c’è stata.
Una serata comunque godibilissima, leggera e senza troppe pretese, arricchita dalla verve e dalla versatilità vocale di un artista che, appena trentaduenne, con alle spalle numerose hits di successo, e soprattutto per quel modo di porsi spontaneo e fuori dagli schemi, è riuscito a far ballare e vivere in spensieratezza un pubblico eterogeneo, composto da adolescenti e persone più mature, non solo triestine ma giunte anche dalla vicina Slovenia, Croazia e persino dall’ Austria. L’emozione di un grande concerto, poi, è un’altra cosa.