UDINE – Gli anni ’90 per il Rock italiano sono stati davvero incredibili. Un’interminabile lista di band che spaziava in ogni direzione, aveva fatto sognare orde di giovani e non solo. Poi però qualcosa è andato storto e l’onda musicale si è infranta sugli scogli.
Tra i pochi sopravvissuti di quell’epoca, che oggi si contano sulle dita di una mano, ci sono i Marlene Kuntz ritornati in Regione, al castello di Udine, per la rassegna Udine Vola 2020 (l’ultimo appuntamento di questa edizione, previsto con Marco Masini, è stato posticipato a mercoledì 9 settembre).
Due sole le date quest’anno per la band piemontese (la seconda è prevista a Pistoia il 19 settembre), per un inaspettato set elettroacustico tutto da scoprire, presentato all’impaziente pubblico accorso anche da fuori Regione per vedere gli MK che, esattamente un anno fa, avrebbero dovuto suonare sempre qui, nello stesso luogo, ma che per problematiche legate alla salute di uno dei componenti, hanno dovuto rivedere tutto il loro calendario, dovendo annullare qualche data, compresa proprio quella del capoluogo friulano.
Sul palco il nucleo originale della band formato da Cristiano Godano, Luca Bergia e Riccardo Tesio, al cui fianco troviamo l’ormai collaudato Lagash al basso e il polistrumentista Davide Arneodo, per una scaletta che ha riservato più di qualche sorpresa.
E se mi posso permettere, per questa anomala stagione delle esibizioni live, va bene così, quindi grazie all’ottima organizzazione di Azalea che ha dimostrato ancora una volta di saper gestire ogni tipo di situazione, proponendo sempre spettacoli di elevata qualità.
Si parte con Ti giro intorno dal disco Il vile del 1996 per poi proseguire con Sapore di miele (da Uno del 2007), Notte (da Senza peso del 2003) e La tua giornata magnifica (Nella tua luce del 2013), per uno spettacolo che decisamente ha un sapore diverso rispetto a quanto siamo stati abituati dalla band cuneese.
Infatti la complicità che si è venuta a creare tra la situazione virologica, che ci obbliga a stare sempre seduti ad una certa distanza l’uno dall’altro, e la scelta della band di creare uno show come questo, ci coglie assolutamente impreparati.
Ai concerti degli MK si poga, si grida e ci si scalmana al suono dell’onda d’urto sonora proveniente dal palco.
Ho sempre sostenuto che i Marlene sono meglio dal vivo che ascoltati in disco, stasera invece assistiamo ad uno spettacolo per certi versi sornione che, come un gatto dall’indole bastarda, aspetta il momento giusto per svelare il suo carattere e mostrare i denti.
Mi aspetto una svolta da un momento all’altro, ed è solo questione di tempo.
Dopo Musa (quella dei bellissimi versi “perché tu sai come farmi uscire da me, dalla gabbia dorata della mia lucidità, e non voglio sapere quando come e perché questa meraviglia alla sua fine arriverà”), e Osja, amore mio, ecco che il felino si gira, ci guarda e inizia a soffiare.
Con Fantasmi la serata decisamente prende una piega diversa e prosegue con la bellissima Lieve (dal debutto Catartica del 1994), Io e me, Infinità e Ineluttabile (questi ultimi due da Ho ucciso paranoia del 1999), fino a Nuotando nell’aria che ha chiuso il concerto davanti ad un pubblico forzatamente composto tutta la sera, ma in piedi sul finale ad applaudire e omaggiare in standing ovation una grande e storica band.
Cristiano Pellizzaro per Radio City Trieste
foto di Gianpaolo Scognamiglio per gentile concessione di Azalea.it