UDINE – Alla fine di ogni concerto di Loreena McKennitt, ho come la sensazione di aver vissuto qualcosa di nuovo, di inaspettato, come una sorpresa.
Situazione bizzarra, a pensarci bene, in quanto nulla mi è sconosciuto.
Ma riflettendoci, però, e ascoltando anche i commenti tra il pubblico, scopro che non sono il solo a provare sensazioni particolari durante i suoi concerti.
L’origine di tutto questo penso sia dovuto al fatto che Loreena McKennitt ci ha sempre viziati e coccolati con le sue composizioni; la sua voce trascinante porta l’ascoltatore sempre in vetta tramite picchi notevoli e passando per frequenze e stati d’animo che ti fanno arrivare sulla cima della montagna, per poi gettarti nel vuoto planando con una delicata e lunga discesa in volo.
Ed ogni concerto è una sorpresa anche per gli arrangiamenti e gli adattamenti dei brani, curati e modificati a seconda delle esigenze dell’esibizione live.
Inoltre bisogna anche sottolineare che chi gioca un ruolo di primo piano in tutto questo è il suo fido Brian Hughes, che con i suoi plettri di ogni sorta (per chitarre, liuti o bouzouki), tutti strumenti suonati magistralmente, al momento giusto riesce a cucire tappeti sonori capaci di creare splendide atmosfere oniriche.
Nuovamente in regione, questa volta con il tour celebrativo di The mask and mirror (1994), che rimane la sua pubblicazione più conosciuta e che certamente le ha spalancato le porte al grande pubblico, la nostra musa ha saputo quindi ipnotizzarci nuovamente, e la folta platea, predisposta per l’occasione nel bellissimo piazzale del Castello di Udine (non ci poteva essere location migliore), si è gustata le due parti nelle quali era divisa la serata, in religioso silenzio.
La prima parte è stata dedicata ai suoi brani più belli e conosciuti, scelti da tutta la sua produzione, mentre la seconda, certamente quella più intensa e coinvolgete, interamente dedicata al disco citato poco fa, eseguito interamente e nell’esatta sequenza con cui è stato pubblicato.
Il tutto accompagnato da una piccola orchestra formata da cinque musicisti, tra i quali spiccano gli storici scudieri Caroline Lavelle (violoncello, voce, fisarmonica e flauto), e il violinista Hug Marsh.
Un ensemble che ha saputo magistralmente rievocare luoghi, situazioni ed atmosfere particolari, così presenti in ogni lavoro della McKennitt.
L’abbinamento location/artista ci è sembrato molto azzeccato, ed ha reso la performance una sorta di gemma incastonata alla perfezione nel calendario delle serate estive udinesi.
Un plauso anche all’ottima organizzazione di Azalea.it
Cristiano Pellizzaro per Radio City Trieste
Foto di Maicol Novara