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14-12-2025 14:05 Clicca sul link e seguici su www.radiocitytrieste.it – Radio City Trieste – Official Page – Radio City Trieste – Facebook Group
In collaborazione con TSportintheCity – articolo di Francesco Freni
Pallacanestro Trieste – UNAHotels Reggio Emilia 92 – 82 Parziali: 16-24 / 21-19 // 20-19/ 18-13 / 17-7
Pallacanestro Trieste: Toscano-Anderson 16, Ross 14, Deangeli 0, Uthoff 12, Ruzzier 7, Sissoko 5, Candussi 4, Iannuzzi n.e., Brown 5, Brooks 4, Moretti 0, Ramsey 25. Coach: I. Gonzalez. Assistenti: F. Nanni, F. Taccetti, N. Schlitzer.
UNAHotels Reggio Emilia: Barford 9, Thor 6, Woldetensae 6, Mainini n.e., Caupain 25, Williams 7, Uglietti 7, Carboni n.e., Severini 3, Echenique 7, Vitali 8, Cheatam 4. Coach: D. Priftis. Assistenti: G. Di Paolo, F. Fucà, M. Rossetti.
Arbitri: S. Lanzarini, S. Marziali, G.L. Miniati.
TRIESTE – “Tempo, dicevano. Ci vuole tempo. Trascorse 11 partite di campionato e cinque di BCL, verrebbe da chiedersi, tutto sommato, quanto tempo ancora sia necessario a questa squadra per trovare sé stessa.
Rotazioni ancora sperimentali con quintetti talvolta inediti -perlomeno arricchiti dal sospirato rientro di Ross e Brooks- che però dopo due mesi e mezzo di stagione dovrebbero iniziare a stabilizzarsi, gerarchie solo abbozzate, una difesa che funziona solo a sprazzi e che concede una valanga di rimbalzi offensivi (16!) che fruttano seconde e talvolta terze chance agli avversari, un gioco offensivo impacciato e spesso affidato all’improvvisazione, errori banali a ripetizione nei momenti decisivi (anche quando, come Sassari una settimana prima, nel quarto quarto gli avversari fanno di tutto per non dare la spallata decisiva al risultato), una second unit spenta e poco efficace che costringe ad un impiego probabilmente esagerato oltre quanto programmato per quattro giocatori, il tutto condito da una tegola potenzialmente devastante costituita da un infortunio al ginocchio di Mady Sissoko per il quale servono solo speranza e preghiere, che priva la squadra dell’unica “punta” sotto canestro. “
Quello riportato fedelmente qui sopra è il commento-epitaffio scritto mentre, per la prima volta da tantissimo tempo, qualche decina fra i più di 5300 spettatori presenti stava già guadagnando l’uscita a partita ancora in corso per evitare i consueti ingorghi.
Il punto finale alla severa sentenza su questa Trieste-Reggio Emilia, sconcertante per larghi tratti, era stato apposto dopo 39 minuti e 30 secondi esatti dalla prima palla a due, con Trieste sotto di 5 punti e palla in mano agli emiliani in procinto di effettuare una rimessa in attacco dopo la quale avrebbero dovuto solo giocare con il cronometro.
La UNAHotels, fin lì, pur lontanissima dal brillare di luce propria aveva giocato una partita giudiziosa, tutta volta a mettere in atto l’unico piano partita che avrebbe sicuramente portato frutti: impedire agli avversari di sviluppare la pallacanestro che più amano, imponendo loro ritmi bassissimi e costringendoli a ragionare negli ultimi 4-5 secondi di ogni azione, qualità che notoriamente latita sotto le volte del PalaTrieste.
Con una Trieste lenta, imprecisa ed impacciata i giocatori di coach Priftis hanno anche il tempo di prendere coraggio, di accumulare consapevolezza e motivazione, di ricacciare indietro la squadra di casa ogni qualvolta quest’ultima riesce a riavvicinarsi grazie a fiammate improvvise quanto fugaci, magari mettendo brevemente il naso avanti nel punteggio, con pesanti break nelle ultime battute di ognuno dei primi tre quarti.
Coraggio che permette loro di accumulare vantaggi in doppia cifra anche nell’ultimo quarto: un gap che era ancora di 8 punti a poco più di 3 minuti dal termine, con lo striscione dell’ultimo chilometro già chiaramente visibile.
Poi la pallacanestro fa quello che la rende uno degli sport più belli del mondo: essere imprevedibile ed aperta ad ogni sorpresa anche nel volgere di pochi secondi. Trieste, con in campo il quintetto più affidabile, approfitta di ogni singola indecisione ed errore degli ospiti, prima rubando palla su una rimessa a metà campo che frutta una tripla siderale di Uthoff da otto metri per il -2. E poi ringraziando, sulla rimessa successiva, per il pallone gentilmente messo da Vitali nelle mani del peggior cliente in assoluto a cui metterlo nelle mani: Jahmi-us Ramsey fa ciò che deve fare un MVP di novembre che vuole riconfermarsi anche a dicembre, si getta verso il ferro, subisce fallo e riagguanta con grande freddezza l’insperato pareggio, lasciando però aperto uno spiraglio a Reggio Emilia (che aveva già dimostrato a fine terzo quarto di saper organizzare un tiro credibile anche in pochissimi secondi).
JTA ferma sul vetro il sottomano di Caupain -fin lì il migliore per la sua squadra- completando una delle rimonte triestine più incredibili degli ultimi anni: una rimonta figlia sì del harakiri emiliano -peraltro non certo una novità in questa disgraziata stagione- ma anche di una certa dose di carattere da parte dei go-to men designati a disposizione di Israel Gonzalez.
Perchè se è indubbio che contro una squadra più cinica e lucida nei finali di partita, o semplicemente capace di tramortire gli avversari quando ne ha l’occasione, Trieste questa partita l’avrebbe senza dubbio persa nella totalità dei casi, è anche vero che poi le giocate decisive devi essere anche bravo a realizzarle, ed in quei fatidici trenta secondi Uthoff, Ramsey e Toscano Anderson indossano il mantello dell’infallibilità.
L’overtime non ha storia: stavolta sono i biancorossi di casa ad impadronirsi dell’inerzia dell’incontro, come spesso succede alle squadre che agguantano un supplementare per la coda.
Il risultato passa dal 70-75 quando il cronometro segna 39:30, al 92-82 quando si ferma a 45:00. 22-7 in poco più di cinque minuti, stavolta è Reggio Emilia a fare ciò che Trieste fa normalmente nei primi quarti di ogni partita: si ferma completamente, non difende sotto canestro ed è in ritardo sui close out sul perimetro, non costruisce nulla in attacco, è poco lucida nel non comprendere come l’assenza di Sissoko ed il quintetto small ball d’assalto schierato per disperazione (o lucida quanto inevitabile scelta presa però a giochi pressoché chiusi) da Gonzalez, sebbene assatanato in difesa, sarebbe stato attaccabile solo continuando a penetrare cercando soluzioni da vicino al canestro.
Priftis sceglie invece di affidarsi al bombardamento da fuori, ma con le polveri bagnate ed il morale sotto la para delle sneakers il pallone si rifiuta categoricamente di entrare.
L’epilogo a quel punto è quasi scontato, con Trieste lasciata libera di correre nei momenti decisivi dopo quasi quaranta minuti trascorsi a rallentarne l’azione. “Better to be lucky than good sometime”, meglio essere fortunati che bravi qualche volta, scherza sornione Michael Arcieri in sala stampa: in altre parole, godiamoci questi due punti importantissimi ed insperati, per una volta non badiamo troppo a come siano arrivati.
Attenzione a non venire abbagliati dalla lettura del tabellino finale, drogato dal dominio assoluto triestino nell’overtime: 110-71 la valutazione finale, nonostante l’ennesima sconfitta nel computo dei rimbalzi (41-44, un “quasi pareggio” che era un netto sbilancio a favore degli ospiti per tutto l’incontro) e le 13 palle perse, nonostante anche il 60% ai tiri liberi (poi, quando realizzi i due più importanti, quelli che ti fanno vincere, tendi a dimenticarti gli otto errori su 20 tentativi, metà dei quali prodotti da Ross), ma grazie a percentuali migliori degli emiliani sia da due che da tre punti, e di uno sbilancio nettamente favorevole negli assist, 21 per Trieste, 10 per Reggio Emilia, che racconterebbe di un gioco di gran lunga più corale per i giuliani, che però non era sembrato tale almeno per tre quarti dell’incontro.
Ma sono sufficienti la cronaca ed i numeri di trenta secondi più cinque minuti di follia per cambiare il giudizio sulla partita?
La risposta la affidiamo a quanto onestamente affermato da Jeff Brooks al termine dell’incontro, nonostante il senso di liberazione portato in dote da un rientro in campo atteso per due mesi e mezzo salutato dalla convinta ovazione del pubblico: “Non mi piace vincere grazie a qualche giocata fortunata alla fine della partita. Siamo molto meglio di così, e dobbiamo dimostrarlo. Non possiamo continuare ad entrare in campo poco concentrati, senza giocare di squadra, con così poca energia. Il modo nel quale giochiamo nelle seconde parti di partita si avvicina a quello a cui dovremmo assomigliare. Dobbiamo iniziare ad essere più coerenti nell’arco di tutti i quaranta minuti”.
Quella di Brooks è una sentenza alla quale è difficile aggiungere altro, anche perché viene da chi vive lo spogliatoio, respira il clima, annusa il morale della squadra giorno per giorno.
Ed il cui rientro potrebbe dare quel surplus di energia e di convinzione indispensabili per correggere perlomeno il problema dell’approccio e di tutto ciò che pur non riguardando strettamente aspetti tecnici è comunque in grado di minare qualità e risultati.
Assieme al veterano atteso dall’inizio della stagione (sembra in palla dal punto di vista fisico, evidentemente il certosino quanto lunghissimo lavoro di recupero lo ha mantenuto in forma-partita, considerando anche la sua non verdissima età atletica) si è rivisto in campo anche Colbey Ross: il solito Colbey, quello un po’ accentratore ma letale quando ha tre centimetri di spazio per tirare, quello in grado di elevare i giri soprattutto offensivi della squadra, il giocatore, in ultima analisi, a cui affidare le chiavi quando il gioco vuole essere quello veloce ed imprevedibile per il quale il roster è stato costruito.
Quando è in campo si palesa con evidenza disarmante quanto pesi la sua assenza: Ross è un giocatore imprescindibile per questa squadra, ed i fischi (fiacchi e sporadici, ma udibili) in occasione di qualche palla persa o dopo un tiro sbagliato, che fanno parte del normale bottino di un atleta in campo per più di trenta minuti, sono ingenerosi e pochissimo centrati.
Senza contare il fatto che se un playmaker è costretto a palleggiare per 15-18 secondi per poi provare soluzioni individuali improbabili o velleitarie alzate di alley up per il nulla, magari vi è costretto dalla buona difesa avversaria o, peggio, dalla manovra pressoché immobile dei quattro compagni.
Ma Trieste, quando è in difficoltà, è la squadra di Juan Toscano Anderson. JTA potrà talvolta sbagliare tanto, potrà perdere qualche pallone in modo banale ed imprevedibile. Ma ha una qualità fondamentale: qualunque sia l’avversaria, comunque giochino i compagni, qualunque sia la propria percentuale al tiro, ai giocatori del suo livello perdere secca tantissimo.
La sconfitta non è proprio contemplata come possibilità, fosse per loro vorrebbero vincere sempre anche briscola in pullman con i compagni di trasferta.
La sua non è una stagione memorabile dal punto di vista realizzativo, ma anche contro Reggio Emilia è uno dei pochi a crederci fino in fondo, a difendere con ferocia anche quando la partita sembra andata, ad accumulare una sequenza di grandi e piccole cose che, sommate, fanno tutta la differenza del mondo, continuando a dare un apporto in energia e coraggio che non è misurabile con il tabellino.
Un tabellino che recita comunque 35 minuti in campo, doppia doppia da 16 punti e 10 rimbalzi, 6 assist (fra cui quello no look dietro la testa per l’and one di Brooks nel finale), 5 falli subiti ed una stoppata, quella che fotocopia sul tabellone l’estremo tentativo di Caupain, per 22 di valutazione.
Leader assoluto nella ribellione ad un destino già scritto.
In assenza di Sissoko, l’altro tenore non può che essere uno che punta decisamente alla conquista del premio di miglior giocatore del campionato.
Jami-us Ramsey non si lascia impressionare dall’importanza dei possessi che è chiamato a trasformare in punti, nell’uno contro uno è imprendibile, è addirittura glaciale in occasione dei tiri liberi del pareggio a 12 secondi dalla fine.
25 punti, più di un punto per possesso e 27 di valutazione per il match winner designato.
A contendere ai due la palma di MVP del match c’è un Jarrod Uthoff che infila alcune giocate di importanza incalcolabile con la solita lucida freddezza: 12 punti pesanti per l’uomo di Iowa, fra cui la bomba di stampo “Valentiniano” che apre lo show finale dopo aver recuperato palla sulla rimessa di Reggio Emilia (commette una clamorosa infrazione di passi in partenza nell’occasione? a vedere e rivedere l’azione sembrerebbe proprio di sì, ma ormai poco importa e comunque incredibilmente nessuno ha protestato).
Sebbene Gonzalez ruoti 11 giocatori, è evidente che un po’ per l’assenza forzata di Sissoko nel secondo tempo, un po’ per l’efficacia estremamente limitata dei giocatori di backup, un po’ perché per realizzare l’impresa ha bisogno dei suoi “pretoriani” più affidabili, sia costretto ad aumentare il minutaggio dei giocatori più affidabili: quattro giocatori (JTA, Ross, Uthoff e Ramsey) raggiungono o superano nettamente i 30 minuti di impiego, l’esordiente Brooks vi si avvicina, rimanendo in campo ben 26 minuti.
Come sempre, il rischio è quello di trovarseli spremuti fra tre giorni in BCL per la fondamentale partita contro Würzburg, ma l’importanza di tornare a far punti in campionato per evitare il rischio di venire risucchiati nella bolgia della seconda metà della classifica era talmente elevata da far passare in secondo piano tale possibilità.
Diventa ora fondamentale capire per quanto tempo Mady Sissoko sarà costretto ai box. Il rientro di Brooks dà qualche garanzia sulla tenuta alternativa del reparto lunghi, ed oltretutto il quintetto small ball senza centri produce il maggior fatturato fra tutti quelli sperimentati contro Reggio Emilia, ma è chiaro che le soluzioni tampone non potranno reggere a lungo quando il gioco si farà ancora più duro in Italia ed in Europa.
In classifica cambia poco, in attesa del derby d’Italia fra Milano e Bologna e della trasferta di Cremona a Napoli, ma ciò che conta e tiene altissima l’attenzione è che le inseguitrici non mollano: nell’altro anticipo Trento interrompe la striscia di otto vittorie di Venezia rimanendo in scia a Trieste al nono posto solo due punti più sotto, e potrà essere potenzialmente raggiunta proprio dai partenopei, rendendo di conseguenza fondamentale la vittoria triestina su Reggio Emilia in funzione Final Eight, soprattutto dopo la disastrosa battuta d’arresto in Sardegna.
Ora rimangono le trasferte a Varese e Trento e le sfide interne con Bologna e Cantù: tre vittorie dovrebbero essere sufficienti, a patto che una di queste arrivi sul sempre ostico campo dell’Aquila.
Ma prima, mercoledì pomeriggio, c’è da inseguire il sogno del secondo posto nel girone di Champions League, un +16 da scalare con ogni probabilità senza il giocatore più verticale. “Better lucky than good”… basterà ancora una volta?
(diritti riservati TSportintheCity)
Crediti: foto Panda Images
Ph. Antonio Barzelogna
14-12-2025 12:49 seguici su www.radiocitytrieste.it – Radio City Trieste – Official Page – Radio City Trieste – Facebook Group
In collaborazione con Pallamano Trieste 1970 – articolo di Alessandro Asta – addetto stampa Pallamano Trieste 1970
JUNIOR FASANO 29 – PALLAMANO TRIESTE 1970 28 (primo tempo 13-13)
JUNIOR FASANO: Rossa, Leban 1, Guarini, Blida 4, Boggia, D. Somma, Notarangelo 3, Dello Vicario 1, Capozzoli, G. Somma 1, Neglia, Marrochi 6, Beorlegui 3, Codina 10. All. Fovio
PALLAMANO TRIESTE 1970: Garcia, Postogna, Bono, Mazzarol, Pernic 3, Urbaz, Parisato 3, Andreotta, Pauloni 4, Lindström 4, Vanoli 1, Bendjilali 1, Sandrin, Esparon 12. All. Carpanese
Arbitri: Dionisi e Maccarone
FASANO – La Pallamano Trieste 1970 lotta fino alla fine sul parquet del Fasano, ma è lo Junior a vincere e a conquistare i due punti: una partita con pochissimi strappi nel punteggio e tantissimo equilibrio premia alla fine il team di Vito Fovio, che vince 29-28 dopo sessanta minuti tesissimi in cui il team di Andrea Carpanese – nonostante una grande partita – ha dovuto issare bandiera bianca.
La partenza di gara è favorevole al Fasano: doppietta di Codina, poi Blida ed è 3-0 pugliese in poco meno di tre minuti.
Biancorossi in difficoltà a subire poi anche la quarta rete pugliese ad opera di Notarangelo, il primo gol ospite arriva al quarto minuto con Esparon, con Pauloni a regalare il -2 in ala al 5’.
Trieste resta in ritmo in attacco grazie al gol di Vanoli, per lo Junior è invece Codina a continuare a percuotere la difesa giuliana.
Il minimo svantaggio esterno è a opera di Parisato sul 5-4, Garcia trova buone respinte tra i pali e la rete di Pernic al 10’ consente ai biancorossi di rimanere sul -1. L’equilibrio permane nei minuti che seguono: il Fasano finisce per due volte consecutive con un giocatore in meno, a Somma risponde Pauloni (8-7 al 15’), i pugliesi rimangono sempre in vantaggio sino al 20’ poi i giuliani pareggiano i conti con la doppietta di Lindström del 10-10.
Il buon momento ospite è certificato dal sette metri di Codina parato da Postogna e dal primo vantaggio esterno del match siglato da Pauloni, Blida riporta in parità il match sull’11-11 prima di un nuovo sorpasso ancora di Lindström.
La difesa triestina continua a reggere, con Garcia che si esalta ancora a bloccare parecchi attacchi di casa, l’ultimo squillo del primo tempo è quello di Notarangelo per il 13-13 di metà gara.
Marrochi da una parte ed Esparon dall’altra salgono sugli scudi a inizio ripresa: due gol per entrambi per il 15-15 al 33’, Parisato rimette la freccia per Trieste ma ancora Marrochi pareggia i conti un minuto dopo.
Fasano finisce per qualche istante a giocare senza due effettivi (due minuti per Notarangelo e per Berloegui), nonostante le parate di Leban tra i pali di casa il Fasano va momentaneamente sul -2 (reti giuliane di Parisato ed Esparon, 16-18) prima dell’espulsione temporanea sul lato opposto di Pernic, per il 3-0 di break targato Marrochi, Leban da porta a porta e Codina dai sette metri (21-20 al 44’).
Trieste riparte con due rigori segnati rispettivamente da Esparon e Pauloni, è ancora parità a 11’ dalla fine con la “virgola” del terzino francese.
I biancorossi devono però pagare altri due minuti di inferiorità numerica (sanzione inflitta a Vanoli), restando agganciati ancora con Esparon dai sette metri e con Garcia a disinnescare un altro rigore.
Anche Urbaz finisce fuori per due minuti, Marrochi infila il 25-24 e a cinque dal termine è nuovamente pari e patta (nuovamente Esparon), con espulsione e cartellino blu per Notarangelo.
Gli ultimi istanti di match premiano i padroni di casa: doppietta di Beorlegui, ancora falcidiata dai due minuti (fuori prima Bendjilali e poi Pernic) Trieste trova comunque la parità con Esparon al 58’ prima di arrendersi sulla rete di Dello Vicario, con Garcia a dire no sul sette metri di Codina a fil di sirena per il definitivo 29-28 che mantiene la differenza-reti a favore dei biancorossi, in caso di arrivo alla pari contro i pugliesi.
Alessandro Asta (Addetto Stampa Pallamano Trieste 1970)
(foto di Ervin Skalamera)
14-12-2025 12:35 8-12-2025 23:34 Clicca sul link e seguici su www.radiocitytrieste.it – Radio City Trieste – Official Page – Radio City Trieste – Facebook Group
In collaborazione con TSportintheCity – articolo di Francesco Freni
Dinamo Banco di Sardegna – Pallacanestro Trieste 85-80 Progressivi: 30-17, 44-37, 69-58, 85-80 Parziali: 30-17 / 14-20 // 25-21 / 16-22
Dinamo Banco di Sardegna: Pullen 5, Marshall Jr. 23, Buie 14, Zanelli 0, Seck n.e., Beliauskas 0, Johnson Jr. 17, Casu n.e., Vincini 6, Mezzanotte n.e., McGlynn 14, Visconti 6. Allenatore: Mrsic.
Pallacanestro Trieste: Toscano-Anderson 15, Deangeli 2, Uthoff 6, Ruzzier 2, Sissoko 8, Candussi 10, Iannuzzi n.e., Brown 15, Brooks 0, Moretti 0, Ramsey 22.
Allenatore: I. Gonzalez. Assistenti: F. Nanni, F. Taccetti, N. Schlitzer.
Arbitri: C. Lo Guzzo, A. Bongiorni, A. Dionisi. (altro…)
8-12-2025 23:11 seguici su www.radiocitytrieste.it – Radio City Trieste – Official Page – Radio City Trieste – Facebook Group
In collaborazione con Pallamano Trieste 1970 – articolo di Alessandro Asta – addetto stampa Pallamano Trieste 1970
MACAGI CINGOLI 24 – PALLAMANO TRIESTE 1970 23 (p.t. 13-13)
MACAGI CINGOLI: Martini 1, Ciattaglia 1, Naghavialhosseini 1, Morganti, Mangoni 5, Lezaun 2, Latini, Strappini 1, Rossi 1, Giambartolomei 1, Rossetti 1, Compagnucci, Gharbi, Nocelli 5, Makhlouf 5, Albanesi. All. Laera
PALLAMANO TRIESTE 1970: Garcia, Postogna, Bono 1, Mazzarol, Antonutti, Pernic 1, Urbaz, Parisato 2, Andreotta, Pauloni 5, Lindström 5, Vanoli 2, Bendjilali 1, Sandrin, Esparon 6. All. Carpanese
Arbitri: Carrino e Pellegrino (altro…)
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