News dalla radio
23-03-2025 22:11 In collaborazione con TSportintheCity – articolo di Francesco Freni
PALLACANESTRO TRIESTE-VIRTUS BOLOGNA 85-78 (17-22; 37-41; 57-58)
PALLACANESTRO TRIESTE: Obljubech, Ross, Deangeli, Uthoff 11, Ruzzier 11, Campogrande, Candussi 2, Brown 18, Brooks 13, McDermott 9, Johnson 4, Valentine 17.All. Christian.
VIRTUS BOLOGNA: Cordinier, Holiday, Belinelli, Pajola 9, Clyburn 20, Visconti, Shengelia 25, Hackett 3, Morgan 13 , Polonara 4, Zizic 4, Akele.
All. Ivanovic.
ARBITRI: Giovannetti, Quarta, Valleriani.
TRIESTE – Ci si aspettava una reazione d’orgoglio dopo la tonnara siciliana, ed una reazione che assomiglia più a una ribellione ad un possibile momento di down atletico e mentale conseguente all’evidente impossibilità di continuare a far fronte solamente con l’energia e la forza di volontà alle continue e penalizzanti assenze è puntualmente arrivata, in campo e su spalti affollati da 6000 indemoniati ben decisi a gettare ogni difficoltà alle spalle, fondendosi con la loro squadra nella consueta comunione laica.
Non che il cliente in questo anticipo di ventitreesima giornata fosse fra i più comodi per ricominciare a correre: anche la Virtus, infatti, arrivava a Trieste ferita dopo l’inaspettata sconfitta sul campo dell’ultima in classifica di domenica scorsa e la ben più prevedibile, ennesima, imbarcata in Eurolega contro Tel Aviv, le sfuriate in spogliatoio di un sempre più frustrato Dusko Ivanovic e le inevitabili, inedite polemiche (che ora somigliano da vicino ad un’aperta contestazione) di un ambiente troppo abituato a ben altri rendimenti.
E dunque anche Bologna aveva moltissimo da farsi perdonare, con molti giocatori decisi a gettare sul campo, in un palcoscenico peraltro prestigioso per ambiente, seguito, risonanza ed entusiasmo, tutti gli attributi e la determinazione nel voler tornare ad essere l’altra metà di uno status quo dominante in Italia che dura ormai da troppo tempo ma che mai come quest’anno rischia seriamente di abdicare. (altro…)
23-03-2025 15:10 17-03-2025 7:38 In collaborazione con TSportintheCity – articolo di Francesco Freni
TRAPANI SHARK – PALLACANESTRO TRIESTE: 131-88
Trieste: Obljubech, Reyes n.e, Deangeli (k) 3, Uthoff 19, Ruzzier 13, Campogrande, Candussi 5, Brown 20, Brooks 4, McDermott 13, Johnson 11, Valentine n.e.
Allenatore: Jamion Christian. Assistenti: Francesco Taccetti, Francesco Nanni, Nick Schlitzer.
Trapani: Notae 21, Horton 10, Robinson 14, Rossato 13, Alibegovic 10, Galloway 7, Petrucelli 12, Yeboah 13, Mollura (k) n.e., Gentile, Brown 21, Eboua 10.
Allenatore: Jasmin Repesa. Assistenti: Andrea Diana, Alex Latini, Isaac Jenkins.
Progressivi: 41-25 / 70-42 // 101-69 / 131-88
Parziali: 41-25 / 29-17 // 31-27 / 30-19
Arbitri: Rossi, Borgioni, Capotorto.
TRAPANI – La Pallacanestro Trieste trova finalmente il modo per entrare negli annali della Serie A, ma purtroppo lo fa per il motivo sbagliato: funge, infatti, da sparring partner, alla stregua dei Washington Generals per gli Harlem Globetrotters, ad una prestazione balistica trapanese statisticamente memorabile, ed alla quale, suo malgrado, verrà per sempre associata.
Una prestazione granata che ritocca vari record stagionali, e qualcuno ogni tempo nella massima serie: 9 giocatori in doppia cifra, 167 di valutazione, 70 punti segnati in 20 minuti e 131 in 40 (quarto punteggio all time in Serie A), 41 punti segnati solo nel primo quarto, 19 triple con il 73% da tre, 43 assist (record all time in Serie A). E potremmo continuare a lungo. Ad esempio, cominciando dai 78 punti su 131 realizzati dai giocatori che non partivano in quintetto, segno di un roster che definire completo è riduttivo: Repesa si ritrova almeno 10 giocatori da rotazione pura, e la realtà dei fatti è che il suo omologo sull’altra panchina ne può ruotare di fatto 6.
Non deve ingannare, infatti, il tabellino finale, arrotondato dal garbage time dell’ultimo quarto, a partita ormai finita da almeno venti minuti, con spazio concesso a Deangeli, Campogrande, Candussi e Obljubech: Trieste, scegliendo di schierare Ruzzier, Uthoff, Johnson, McDermott, Brown e Brooks per gran parte della partita, viene letteralmente stritolata dalla fisicità debordante, prima ancora che dal talento puro, di avversari che contano su cambi vorticosi, alternando quintetti lunghi a small ball di una velocità devastante, capace di arrivare al ferro in transizione in costante superiorità numerica.
Trieste fallisce clamorosamente nel suo intento di difendere alla morte a metà campo, subendo al contrario il gioco velocissimo degli avversari, ma per cercare inutilmente di arginarlo si sfianca al punto da risultare sempre, costantemente, invariabilmente in ritardo nelle rotazioni difensive anche quando riesce a schierarsi, subendo sì la precisione al tiro di Trapani, ma agevolandola in modo evidente consentendo una caterva di tiri in ritmo, piedi a terra con chilometri di libertà.
Il fatto che poi Notae e Gabe Brown riescano nell’intento di centrare il bersaglio anche tirando con il palmo dell’avversario spalmato sul naso, è semplicemente il “plus” che trasforma una vittoria importante in una nottata magica e memorabile.
E dire che, se analizzata “stand alone”, la prestazione offensiva di Trieste non è neanche fra le peggiori della stagione: sono infatti 88 i punti segnati con percentuali ottime da due e discrete da tre, con il solito dominio a rimbalzo (29-20 con ben 15 rimbalzi in attacco), tirando addirittura con l’86% i ben 30 tiri liberi concessi (contro i 13 concessi a Trapani). (altro…)
11-03-2025 13:37 In collaborazione con TSportintheCity – articolo di Francesco Freni
PALLACANESTRO TRIESTE-GIVOVA SCAFATI 88-75 (17-24; 39-34; 65-57)
PALLACANESTRO TRIESTE: Obljubech, Reyes 4, Deangeli 2, Uthoff 17, Ruzzier 18, Campogrande, Candussi 8, Brown 5, Brooks 11, McDermott 9, Johnson 14, Valentine. All. Christian.
GIVOVA SCAFATI: Gray 12, Sangiovanni, Zanelli, Anim 10, Ulaneo, Sorokas 10, Miaschi 11, Pinkins 8, Pezzella, Cinciarini 11, Maxhuni 4, Jovanovic 9.
All. Ramondino.
ARBITRI: Sahin, Dori e Nicolini.
TRIESTE – Nessuna crisi di rigetto, nessun contraccolpo dopo la reazione emotiva agli infortuni ed alle continue difficoltà che si era tradotta nella straordinaria vittoria su Treviso.
Nella giornata nella quale l’intera comunità, con la squadra in prima fila, si stringe attorno ai familiari della spettatrice deceduta in seguito ad un malore accusato in palazzetto giusto una settimana prima, presenti in prima fila al PalaTrieste, la squadra biancorossa è ancora priva di 2/5 di quintetto base (nonostante l’apparizione a referto di Denzel Valentine, poi rimasta solo sulla carta, avesse illuso più di qualcuno per qualche minuto) ma decisamente non si nota affatto.
La capacità di questa squadra, morale ancora prima che tecnica, di ricompattarsi trovando partita dopo partita nuovi equilibri, nuove gerarchie e distribuzione meticolosa delle responsabilità, probabilmente non ha eguali in tutta la Serie A di quest’anno.
Mancano due solisti finalizzatori che attirano su di loro le attenzioni di ogni difesa avversaria creando autostrade per i compagni? Ok, giochiamo di squadra, non lasciamo prevedere chi metteremo in ritmo, chi libereremo sul perimetro, chi cercheremo spalle a canestro, chi isoleremo per l’uno contro uno.
Abbiamo la necessità di ricreare la produzione di punti, una trentina se va bene, che solitamente fatturano Valentine e Ross? Beh, nel gioco della pallacanestro lo scopo è quello di segnare almeno un punto più dell’avversario, e dunque è sufficiente elevare a dismisura la pressione difensiva, l’organizzazione nel back court fatta di continui aiuti, di raddoppi sistematici, di attenzione ad evitare il pick and roll, di show dei lunghi che escono sulla linea da tre punti ad impedire a Mashuni e Gray di ricevere palla in ritmo e piedi a terra.
E poi, di capacità di comprendere ed anticipare il pensiero dell’avversario, ed in ultima analisi di una ferocia agonistica che induce a difendere mani addosso costantemente sul filo del fallo per fare in modo che una squadra che solitamente realizza 84 punti a partita si fermi a 73, compiendo così tre quarti dell’opera.
Anche perchè, dall’altra parte del campo, una Givova la cui lunghezza e determinazione forse erano state sopravvalutate alla vigilia, non è in grado di fare altrettanto (tranne nei fugaci minuti iniziali del primo quarto), dimostrando di soffrire tantissimo la distribuzione chirurgica e la varietà delle soluzioni offensive biancorosse. Del resto il direttore d’orchestra, unico rimasto in dotazione a Jamion Christian ma su livelli di rendimento che dieci anni fa gli avrebbero garantito il quintetto base in azzurro anche agli Europei, nei 34 minuti trascorsi sul parquet è letteralmente il classico bignamino “Playmaker for dummies”: Michele Ruzzier, a 32 anni, fa sembrare semplice ogni soluzione, gestisce i ritmi con il metronomo installato nel cervello, trova i compagni fiutandone il momento e la convinzione più che il posizionamento (Jayce Johnson e Francesco Candussi, fra gli altri, ne beneficiano a turno), si ricorda che ok, va bene far segnare poco gli avversari, ma bisognerà pur metterla dentro all’altra estremità del campo, e quindi si mette sempre più spesso in proprio, tornando ad essere anche il realizzatore che si era scoperto essere durante la cavalcata vincente della passata stagione.
Ma, stavolta, non più contro mediocri mestieranti o ragazzini di A2, bensì contro esterni americani e ragazzi nel giro della nazionale.
La sua tripla a fil di sirena nel terzo quarto (lo aveva già fatto da posizione impossibile contro Treviso a fine primo tempo, e dunque non è certo un caso) è probabilmente l’azione che piazza la mazzata definitiva sul morale della squadra campana.
(altro…)
11-03-2025 13:06
|
|
Twitter
|