ZAGABRIA (HR) – An evening with DREAM THEATER – 40th Anniversary Tour
Dobbiamo ammetterlo, alle volte abbiamo avuto delle difficoltà a spiegare alle persone che ci chiedevano cosa ci fosse di tanto speciale nei Dream Theater, le stesse che ci chiedevano il perché (in)seguire questa band da quasi 30 anni (mio personale “esordio” a Milano nel lontano Marzo del 1995) e continuare ad andarli a vedere dal vivo, superando ormai la ventina di “gettoni”, come potessimo resistere, e non esser ormai stufi della solita minestra.
Cinque mostri di classe che fanno a gara in una noiosa e stucchevole autocelebrazione delle loro capacità tecniche ed artistiche nel tentativo di battere il record (da loro già detenuto) di assoli e virtuosismi per metro quadrato.
Questa sera, nella fantastica Arena di Zagabria, abbiamo ricevuto parecchie risposte.
Certamente ci sono stati degli alti e dei bassi nella loro carriera artistica che andavano conseguentemente a ripercuotersi sulle loro esibizioni live.
Senza nulla togliere al seppur bravissimo (ma forse troppo impegnato a “fare il compitino”?) Mike Mangini, ci siamo accorti che quel qualcosa che mancava in questo ultimo decennio per rendere meraviglioso un già di per sé gran concerto, quell’aspetto che ci faceva storcere un po’ il naso e dire “Sì, bello lo show, loro bravissimi, ma…”, ha un nome ed un cognome: Mike Portnoy.
Il ritorno del nostro beneamato batterista, che aveva lasciato il combo americano nel lontano 2010, è stato accolto come il rientro di un’eroe in Patria.
Sin dall’inizio di questo tour all’ O2 Arena di Londra, nelle date sold out di mezza Europa, nei due appuntamenti in ltalia (Milano e Roma) e, anche se con meno fervore e passione italica, anche stasera, allo spettacolare show organizzato da Charm Music Croatia e VignaPR, difficile staccare gli occhi dal suo maestoso drumkit, dai suoi sorrisi, dal suo modo di suonare (spesso in piedi!), dal suo carisma, dalla sua carica e dalla classica canotta da basket, con il suo nome dietro e davanti, in bella evidenza, un numero: 40Numero, in caratteri romani mischiato al mitico Logo della band, presente anche sul telone nero del sipario che cala in perfetto orario (c’era da immaginarselo) alle 19.30 in punto, dopo un’intro dal tema di “Psycho”.
Il festeggiamento del quarantennale dalla fondazione della band inizia nel modo migliore, con “Metropolis” seguito da due estratti da quello che è considerato il capolavoro della band “Scenes From a Memory” con “Act I: Scene Two: I. Overture 1928” e “Act I: Scene Two: II. Strange Déjà Vu”.
A proposito di Atti. Ci pare di assistere ad un vero e proprio spettacolo teatrale, comodi comodi nel VIP pit, in settima fila con addirittura il cameriere personale che ci rifornisce di birra fresca.
Ci sentiamo quasi nel salotto di casa nostra, in questo format “An Evening With” qui riproposto da James LaBrie e compagni.
A proposito del vocalist: c’era il timore della sua prestazione canora, visto che il tempo passa per tutti ed il concerto avrà una durata di tre ore.
Nonostante il nostro scetticismo e qualche sua imprecisione iniziale dobbiamo comunque promuoverlo a pieni voti.
Il frontman si concede spesso delle pause dietro al palco, e torna con dei beveroni ed integratori magici.
Non l’abbiamo mai visto in precedenza esser così coinvolto a dimenarsi sul palco, addirittura con episodi di headbanging.
Jordan Rudess è uno spettacolo nello spettacolo, con i suoi Korg, tastiere rotanti , sintetizzatori e vari multi effetti.
Petrucci non va nemmeno nominato, possiamo solamente inchinarci e semmai discutere sulla forma della sua barba “talebana”.
Chi è rimasto sempre uguale a quarant’anni fa è John Myung, tra i fondatori dei Majesty poi divenuti Dream Theater, una trivella perfetta, imperscrutabile, mai una smorfia o un sorriso. Non riusciamo nemmeno a veder se abbia almeno qualche ruga dovuta all’età in quanto i suoi lunghi capelli neri (ma se li tingerà almeno!?!) gli coprono parte del volto.
Sarà anche per preservare al meglio la sua tenuta che la serata viene divisa in tre atti. Il primo atto si conclude dopo un’ora ininterrotta e. come programmato, ci viene concessa una ventina di minuti di pausa proprio come a teatro.
Sembrerebbe che la scaletta sia stata scelta da Mike Portnoy e, tralasciando il loro epocale disco d’esordio “When Dream and Day Unite” con Charlie Dominici alla voce, va a glorificare degnamente la loro quarantennale carriera pescando canzoni in quasi tutti gli Album degli anni 90. Spicca su tutte “Hollow Years” riproposta qui in chiave diversa, fedele copia di un loro demo del ’96.
Ci sono pure canzoni non propriamente dell’ “era Portnoy” come “This is the Life” o “Barstool Warrior” (forse la meno riuscita della serata…).
Il secondo atto si apre con una piccola sorpresa. Abbiamo l’occasione di assistere, in anteprima live, alla presentazione del loro nuovissimo singolo “Night Terror” che ha già raccolto milionate di visualizzazioni su Youtube in pochissimo tempo, preludio del loro acclamato nuovo album “Parasomnia” previsto per il 7 febbraio 2025.
Siamo proprio curiosi di constatare quanto il ritorno di Portnoy andrà ad influire anche sulle tracce da studio dal vivo lo vediamo chiaramente, c’è nuova linfa, una nuova chimica,  i nostri si divertono, interagiscono molto di più rispetto alle loro esibizioni dell’ultimo decennio.
Di questi tempi, dove la musica corre veloce tra streaming, like e video postati che non devono superare il minuto e mezzo per destare un minimo di attenzione (ogni riferimento alle nuovissime generazioni è puramente voluto), i Dream Theater decidono di proporci pure “Octavarium”, 24 minuti di pura goduria sonora, di eargasmi per dirla all’inglese, loro personalissima celebrazione del vecchio Prog con tanto di tastiere psichedeliche, care alle band degli Anni ’70.
Band che sicuramente avranno influenzato il combo newyorkese, soprattutto nei loro inizi.
Il terzo e ultimo atto è introdotto da un video sui tre megaschermi sullo sfondo, tratto dal Mago di Oz con la protagonista Dorothy con le scarpette rosse che torna a casa, seguita da “There’s No Place Like Home”, anche se in verità noi qui ci stiamo trovando quasi meglio che a casa.
Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, da rappresentanti della vecchia guardia, ci è dispiaciuto non aver nella tracklist una “Take The Time” (ma probabilmente LaBrie non c’è la fa più) e soprattutto la monumentale “Another Day”. Sarà per la prossima celebrazione del cinquantennale?
Siamo quasi giunti alle tre orette di concerto, purtroppo ci è già stato spoilerato il finale di questi “Encore” e siamo pronti ad emozionarci con la canzone che ci procura i brividi già quando l’ascoltiamo sull’Album: “The Spirit Carries On”.
La stessa viene annunciata da un commosso e quasi impacciato (confonde “years con hours”) James LaBrie che la dedica a Mike Portnoy visto che poco prima dell’inizio del loro show, è giunta la terribile notizia della morte di sua sorella Samantha, sembra per quel solito maledetto male incurabile.
Mike non riesce a trattenere le lacrime, cerca di celarsi dietro ai suoi occhiali scuri. Brividi ci percorrono la schiena, non riusciamo a non commuoverci pure noi : “If I die tomorrow, I’d be alright, Because I believe, That after we’re gone, The spirit carries on”…
Mike piange a dirotto, viene prontamente raggiunto sul drumkit da un commosso Petrucci che lo abbraccia fraternamente.
Quel che è ancora più incredibile che entrambi, pur stringendosi in un interminabile abbraccio riescono a continuare a suonare con una mano sola.
Un vero e proprio ”Coup de théâtre”. Siamo sicuri che questa data rimarrà alla storia degli youtuber anche per questo episodio, certamente non voluto.
Non riusciamo neppure a goderci la conclusiva “Pull me Under”. Troppe emozioni. Parte l’outro conclusivo di “Singin’ in the Rain” ma le gocce che ci asciughiamo dal viso non sono certamente causate dalla pioggia.
I saluti e le foto di rito concludono una serata indimenticabile, ahimè anche per questo episodio funereo.
Nel cuore e nella mente ci resterà, in tutti i casi, il ricordo di questa serata che ci ha regalato tre ore veramente emozionanti, una band meravigliosamente in forma, nonostante i 40 (quaranta) anni suonati di carriera.
Se e quando festeggeranno il cinquantennale noi sicuramente ci saremo!

Maxx “double X” Barzelatto per Radio City Trieste