UDINECalexico è il nome di una cittadina situata nel Sud della California, sulla linea di confine con il Messico.
Una frontiera ricca di storie e leggende, un luogo da caldo torrido e strade polverose, circondate da paesaggi aridi, dove l’unica vegetazione presente sono dei cactus e qualche cespuglio secco.
Questo nome, non a caso, è stato scelto da John Convertino e Joey Burns per il loro progetto musicale oramai vecchio di quasi trent’anni.
Un percorso artistico che ha coinvolto diversi generi musicali, capace di farci vivere sensazioni, alle volte, quasi sciamaniche.
Rock e Blues, Jazz e Folk, tradizione messicana con trombe e melodie Mariachi, che sono alla base delle loro composizioni definite “Tex-Mex”, termine USA coniato negli anni ’50 per identificare non solo questo genere musicale, ma l’incontro, in generale, degli usi e costumi delle genti del Texas e del Messico.
Ma la loro rotta però, salvo alcune eccezioni, li ha portati ancora più lontano, a far tappa verso territori situati più a Sud, spingendosi fin oltre il canale di Panama, dove la “Cumbia”, riproposta in alcune loro composizioni, è di casa.
I Calexico, di Tucson (Arizona), sono una piccola e magica orchestrina, acclamata da tutte platee del mondo, passata dalle nostre parti, purtroppo, poche volte.
Quindi un grosso grazie a Folkest ed alla sua organizzazione per averci permesso di fare questo viaggio in luoghi lontani e misteriosi, a bordo di un’immaginaria automobile americana degli anni ’60, sfrecciando lungo strade tracciate dal suono arido dalle loro chitarre, per sostare, a fine corsa, ad una fiesta di paese, al suono di malinconiche note profuse dalle trombe della sezione fiati.

Il ritmo preciso dettato della batteria, suonata da un Convertino con l’espressione perennemente compiaciuta, scandisce il tempo per tutta la durata del nostro viaggio.
Cumbia del Polvo e Harness the wind (entrambi da El Mirador del 2022, ultima loro produzione), sono solamente alcune delle tappe che vanno a comporre una nuova scaletta diversa ogni sera (quasi una rarità tra i loro colleghi).
Una scaletta che, inaspettatamente e quindi con grande sorpresa, ci propone una bellissima Under the wheel, suonata in modo suadente e delicato, tanto da rivelarsi ancora più bella e coinvolgente di come la conoscevamo, e quindi molto apprezzata dal numeroso pubblico presente.
Ma arriva anche Cumbia de Donde che, purtroppo, ci indica che le nostre strade ora si dividono, e noi, come gli autostoppisti presenti nei leggendari testi americani, scendiamo da questa vecchia macchina e salutiamo chi, gentilmente, ci ha dato questo passaggio, senza nemmeno conoscerci. Muchas gracias amigos, adios.

Cristiano Pellizzaro per Radio City Trieste

Foto di Matteo Coda