In collaborazione con TSportintheCity – articolo di Francesco Freni
BERTRAM DERTHONA TORTONA- PALLACANESTRO TRIESTE: 82-85
Bertram Derthona Tortona: Zerini, Vital 5, Kuhse 11, Gorham 11, Candi, Farias n.e., Denegri 3, Strautins 7, Baldasso 18, Kamagate 12, Biligha 2, Weems 13.
Allenatore: Walter De Raffaele Assistenti: Iacopo Squarcina, Giovanni Bassi, Edoardo Rabbolini.
Pallacanestro Trieste: Bossi n.e., Ross 19, Deangeli n.e., Reyes n.e., Uthoff 11, Ruzzier, Campogrande n.e., Candussi 3, Brown 8, Brooks 13, Johnson 9, Valentine 22.
Allenatore: J. Christian. Assistenti: F. Taccetti, F. Nanni, N. Schlitzer.
Arbitri: Baldini, Bettini, Bartolomeo

CASALE MONFERRATO – Terzo giro, terzo capolavoro per una Pallacanestro Trieste il cui limite, per dirla come il suo GM, è ora solo il cielo.
Seconda vittoria consecutiva in trasferta (la nona, considerando il pirotecnico finale della scorsa stagione) che arriva in modo ancora una volta nuovo e diverso dalle due precedenti.
Ma partiamo, invece, dalla costante: la squadra di Jamion Christian vince ancora imponendo il suo gioco, senza snaturarsi, trovando protagonisti ed accorgimenti diversi ma facendo leva sui suoi punti di forza, sul suo ritmo forsennato, sulla sua clamorosa intensità difensiva, contro squadre che non hanno attenuanti e che hanno sempre tentato il tutto per tutto per vincere.
Questo roster ha una personalità clamorosa, che rende ben più della somma di quelle, peraltro piuttosto marcate, dei suoi attori protagonisti.
Una personalità che intimidisce ed irretisce, diverte e sorprende, disorienta e colpisce al cuore chiunque cerchi di intuire da chi e da dove arriverà la prossima invenzione.
Contro Tortona, come previsto, è necessario saper soffrire senza deragliare, ben consci che il vantaggio di 14 punti faticosamente accumulato nel terzo tempo non sarebbe certamente stato sufficiente ad arrivare tranquilli fino in fondo, soprattutto perché le rotazioni a disposizione di coach De Raffaele sono lunghissime e dotate di giocatori dal talento infinito, a cui i biancorossi possono al momento opporre non più di otto giocatori (di cui uno, Ruzzier, che non arriva a 10 minuti di impiego ed un altro, Candussi, si ferma a 11), con un ultimo quarto nel quale stringere i denti ignorando l’acido lattico sembra l’impresa più ardua da compiere.
Già, perchè nonostante la lunga trasferta da cinque ore di pullman, Justin Reyes è in divisa da gioco, fa il riscaldamento con i compagni ma, ancora una volta, non sfiora il parquet nei quaranta minuti di partita infittendo il mistero sulle condizioni del suo ginocchio.
Eppure, nonostante le triple di Baldasso e Kuhse che accendono il PalaEnergica come una polveriera ed un Kamagate che sotto canestro è un’arma illegale, ed un recupero del gap che avrebbe disciolto il morale di un leone consegnando definitivamente l’inerzia della partita ed i due punti nelle mani dei padroni di casa, ancora una volta Trieste si mette a ragionare ed a fare le cose giuste al momento giusto, sfruttando la sfacciata incoscienza e l’infinito talento di un Denzel Valentine che dimostra ogni partita di più che gli scout dei Chicago Bulls che lo scelsero al numero 14 nel 2016 non furono proprio degli sprovveduti.
L’uomo di Lansing dà spettacolo con una sequenza da sette metri che abbatterebbe un baobab, con la freddezza glaciale che gli permette di segnare i tre tiri liberi della (quasi) sicurezza e la pazzia che gli consiglia di far passare un assist no look sopra la testa per l’accorrente Brooks innescando l’affondata del +6 ad una manciata di secondi dal termine.
Ma Trieste sfrutta anche la clamorosa intensità difensiva di Jarrod Uthoff e Jeff Brooks, che rende un’impresa ogni singola conclusione di Tortona.
Che poi campioni assoluti come Weems o Kuhse riescano comunque a trovare la via del canestro grazie esclusivamente al loro talento è qualcosa di più casuale che razionale, ed infatti si inceppa sul più bello spianando la strada alla vittoria biancorossa nonostante qualche evitabile batticuore di troppo negli ultimi dieci secondi. Del resto quando finisci la partita vedendo il mondo a pois per la stanchezza, una gestione poco lucida delle situazioni cruciali è il minimo che ti può accadere.
E’, però, anche la vittoria di Jamion Christian e dei suoi assistenti, e della loro pallacanestro, su quella più tradizionale e certosina di Walter De Raffaele.
Il coach americano, dopo aver assistito allo show devastante di Kamagate sotto canestro, con i suoi giocatori impotenti davanti all’esuberanza atletica, al tempismo ed alla tecnica del giovane centro francese, decide di averne avuto abbastanza e nel finale tira fuori dal cilindro una soluzione che ai più parrebbe un suicidio: toglie entrambi i centri inserendo Brooks e Uthoff a fare da “falsi 5” ma con licenza di uccidere anche da fuori e con capacità di difendere anche sugli esterni.
De Raffaele, di conseguenza, decide di non rischiare nulla e reagisce facendo sedere definitivamente il suo asso nella manica sotto canestro, rinunciando così al devastante vantaggio strategico nel pitturato ed allontanando dal canestro il baricentro del gioco della sua squadra.
Trieste ringrazia e va a nozze, potendo contare su quattro giocatori in grado di ricoprire tre ruoli, che rendono ogni singola conclusione a canestro dei piemontesi un’autentica impresa e trovando, sull’altro lato del campo, le stoccate decisive di Valentine e Brooks. Game, set, match.La cronaca della partita racconta di un primo tempo in cui Trieste soffre l’avvio spumeggiante di una Tortona che conferma le sue clamorose percentuali al tiro, che ad un paio di minuti dall’intervallo recitavano un clamoroso 90% da due. Trieste prima soffre finendo sotto di cinque, anche di otto punti, poi come sempre sfrutta un paio di fiammate, ed una qualità difensiva clamorosa, per rifarsi sotto e mettere il naso avanti proprio a ridosso del decimo minuto. Colbey Ross, come i suoi compagni nel loro ritorno da “ex” nelle partite precedenti, fa di tutto per farsi rimpiangere dai suoi ex tifosi, dando spettacolo soprattutto in attacco. Jarrod Uthoff torna ad essere una sentenza anche da fuori, e sono notizie cattivissime per gli avversari. Anche Candussi entra bene in partita, colpisce da tre, scaglia triple ben costruite attirando lontano da canestro i lunghi avversari, subendo però lo strapotere fisico di Kagamate e Biligha come del resto il suo compagno di reparto Johnson, che nella partita per lui potenzialmente più difficile viene prima brutalizzato sui due lati del campo, dimostrando movimenti impacciati e lenti, trovando però inaspettatamente ritmo alla distanza, catturando rimbalzi, lottando a sportellate sotto il ferro, andando anche più volte a canestro. Da inizio secondo quarto i biancorossi non lasceranno più il comando delle operazioni, con un gap ad elastico che nel terzo quarto, nonostante quattro minuti in cui Trieste si inceppa completamente dal punto di vista offensivo realizzando solo due punti, deflagra improvvisamente come un barile di polvere da sparo nel quale viene gettato un fiammifero acceso. E’ il momento in cui Valentine decide di inscenare il suo show, fatto di triple insensate, scagliate da distanze che sarebbero esagerate anche in NBA, libero, con l’uomo addosso, fuori equilibrio, senza ritmo, piedi a terra o cadendo indietro. Onnipotenza allo stato puro. Il finale è concitato nonostante due canestri di platino di Brooks che prima tengono i bianconeri a distanza, poi scavano un gap decisivo di due possessi. Il tiro del possibile pareggio all’ultimo secondo concesso a Vital sul +3 e palla in mano a nove secondi dalla fine della partita -peraltro a causa di un errore dell’MVP delle precedenti due partite Markel Brown che frana addosso a Candi prima della rimessa triestina- è un peccato veniale che sarebbe potuto costare carissimo, ma è anche l’unico neo tecnico di una partita per il resto ineccepibile.
Meno lucida del solito, invece, la regia di Michele Ruzzier, che stavolta soffre soprattutto dal punto di vista fisico avversari pari ruolo che lo sovrastano sotto quell’aspetto intimidendolo al punto di costringerlo ad inusuali quanto banali palle perse. Turnovers che sono ancora troppo numerosi, 15 dopo i 23 di Napoli, che debbono assolutamente essere ulteriormente limitati, specie perchè per la maggior parte sono frutto di errori banali o di un po’ di sufficienza. Statistiche che però, d’altro canto, raccontano una vittoria piuttosto netta anche lì dove ci si poteva aspettare maggiore sofferenza. Un dato fra tutti, quello dei rimbalzi, dove Trieste prevale per 43-36 (con ben 15 rimbalzi offensivi) e la percentuale nel tiro da tre, dove Trieste raggiunge il 45% con 14 triple segnate contro il 23% di Tortona, che vede crollare al 55% la percentuale da due punti scendendo in 22 minuti dal 90% di fine primo tempo a causa, soprattutto, della pressione difensiva triestina e nonostante la quasi infallibilità del suo centro francese. In sintesi, 104-77 nella valutazione complessiva rendono la differenza di valore delle due prestazioni ben più netta dei soli tre punti raccontati dal tabellone.
La Pallacanestro Trieste rimane così in vetta alla classifica a punteggio pieno, affiancata in serata dalla Virtus, che passeggia sui resti di una Reyer decimata dagli infortuni ed ancora inchiodata a zero punti dopo tre partite (fa comunque un certo effetto rivedere a lungo contemporaneamente sul parquet il Lobito Fernandez e Giga Janelidze proprio nella serata in cui Trieste rivince sul magico campo di Casale) ed in attesa delle partite della domenica, in particolare quelle di Brescia che fa visita all’Olimpia e Trento che affronta in casa la Varese di Nico Mannion. Nel terzo anticipo, infine, seconda imbarcata consecutiva per Treviso, che dopo i 17 punti subiti in casa da Trapani ne busca 22 a Reggio Emilia, prossima avversaria di Trieste domenica sera. Il PalaTrieste, c’è da giurarci, sarà pronto a riaccogliere a braccia aperte il suo bel giocattolo, un giocattolo capace nel giro di sei mesi di riaccendere, facendolo deflagrare, un entusiasmo che pareva sopito per sempre.

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Crediti: foto Panda Images