GRADO – Ad essere sincero temevo che quest’estate non avremmo potuto assistere ad alcun concerto. Non appena terminata la forzata reclusione della scorsa primavera, i vari appuntamenti estivi messi già in programma dall’autunno dell’anno passato hanno iniziato a subire rinvii o peggio ancora annullamenti.
Fortunatamente però c’è chi è riuscito comunque a proporre spettacoli di livello e degni del grande pubblico. Situazione per nulla facile o scontata per un lavoro già complesso in situazioni normali e questa volta reso ancor di più articolato con tutte le normative anti virus da rispettare.
L’Associazione Culturale Euritimica è riuscita anche quest’anno a sbalordire il pubblico delle grande occasioni proponendo un rispettoso cartellone per la XXIV edizione di Onde Mediterranee (chiusura della rassegna domenica 9 agosto a Palmanova con Max Gazzè).
Dopo l’apertura affidata a Tosca con un interessante spettacolo di ricerca musicale, ecco un gradito ritorno, quello di Daniele Silvestri, artista romano che non ha affatto bisogno di presentazioni.
Classe 1968 il noto cantautore, attivo dal 1994, ha richiamato al Parco delle Rose di Grado un folto pubblico che ha segnato, come prevedibile, il sold out nonostante le regole che sin dall’inizio si sapeva dovevano essere rispettate.Tutti muniti di mascherina sul volto, rispettosi delle distanze e con i posti da occupare a seggiole alterne, abbiamo comunque saputo goderci lo spettacolo da seduti anche se rimanere fermi non è stato affatto facile.
Per due ore e mezzo di concerto (va d’obbligo segnalato che non ci sono state pause), Silvestri ha regalato una serata davvero ipnotica e ricca di atmosfere durante la quale ha ripercorso tutta la sua carriera proponendo live sia brani famosi, sia brani rimasti per tanto tempo fuori dalle sue scalette da concerto.
L’artista si è presentato al pubblico in perfetto orario, iniziando solamente con voce e piano con il brano A bocca chiusa, per poi farsi raggiungere dai sette elementi della band e, a line up completa on stage, c’è stato il momento del saluto al pubblico e l’invito sul palco di Claudio e Paola, genitori di Giulio Regeni, per un tributo e solidarietà alla loro nota causa.
Lo spettacolo che lo ha visto alternarsi tra voce, chitarra elettrica, acustica e pianoforte, e sempre con la sua inseparabile ironia e voglia di scherzare, è scivolato via mettendo in luce tutta la classe silvestriana, dove contaminazioni sonore di varo tipo (Swing, Reggae, Latino, Flamenco e Rock), sono state presentate anche in diversi brani, trasformandoli quindi in una chiave diversa da come li conosciamo.
Ecco quindi che la piccola orchestra, che questa sera ha fatto tappa sull’Isola del Sole, suona per noi i brani Io fortunatamente, Le cose in comune, Sornione, Caro architetto, Bliz gerontoiatrico e Sogno-B, Il flamenco della doccia e Il mio nemico, sparsi durante la serata che prevede nel programma un set elettrico ed uno acustico.
L’affiatamento dei suoi gregari è ottimale e testato già da tempo. Essenziali le percussioni aggiuntive di Jose Ramon Caraballo, suggestive le chitarre del fido Daniele Fiaschi, ottimi gli incastri di tastiere e synth di Duilio Galioto e di Gianluca Misiti (altro storico musicista al fianco di Silvestri), interessanti i fiati proposti da Marco Santoro (tromba e oboe). Senza dimenticarci della precisa e solida sezione ritmica composta da Gabriele Lazzarotti al basso e Piero Monterisi alla batteria sin dagli inizia di questa avventura artistica ritornata, questa sera, nella nostra regione.
Molti i brani attesi ma rimasti fuori dalla scaletta. Nemmeno i due bis con Gino e l’Alfetta, Salirò e La Paranza accontentano le speranze.
Si chiude con Testardo invece che con la solita Cohiba, ma dal palco Daniele Silvestri spiega che è una sua scelta e la riserva per le prossime volte quando ci sarà permesso saltare e ballare sotto il palco.
Anche se a malincuore noi tutti accettiamo, ma è una promessa che teniamo come un augurio per rivederci e cantarla assieme.
Cristiano Pellizzaro per Radio City Trieste
foto di Angelo Salvin