CAPODISTRIA – Onestamente non mi è facile iniziare a scrivere qualcosa di questa serata. Provo ancora una piacevole sensazione per la quale ogni parola che mi passa per la testa mi sembra banale, scontata o poco adatta. Pubblico, organizzazione, location, band principale e supporter si sono fusi alla perfezione creando una situazione perfetta e degna di venire definita un evento.
Assistere ad un concerto dei Gogol Bordello é un’esperienza completa che va ad appagare non solo una necessità musicale, ed è proprio per questo motivo che vederli live è sempre un piacere soprattutto se si tratta della prima volta
Questo perché proprio sul palco danno il meglio di loro aggiungendo altri esplosivi elementi che nella sola registrazione di un disco non è possibile includere.
Per il passaggio capodistriano si parte ben dopo l’orario stabilito, quando la sera è già calata da un bel po’ e dopo che gli ottimi Maika, band serbo-croata di apertura, hanno saputo riscaldare il pubblico a dovere.
Ecco quindi che si comincia per quelle che saranno due ore mezza di scorribande musicali in diversi generi ad opera di questo equipaggio di pirati il cui capitano è l’istrionica figura di Eugene Hütz con i suoi baffoni e l’inseparabile bottiglia di vino rosso che ad ogni concerto lo disseta. I brani che compongono la scaletta vengono estratti dai sette dischi realizzati dal 1999 ad oggi.I cavalli di battaglia come Alcohol, Not a crime e Pala tute (in chiusura di serata) si alternano con i brani Break into your higher self scelta per l’apertura e Saboteur Blues (tanto per citarne alcuni) del recente Seekers and finders del 2017, che da il nome a questo tour, mentre sul palco si assiste all’ennesima entusiasmante replica teatral-musicale-cabarettistica dei Gogol Bordello.
Balli sfrenati e continui crowd surfing sono le risposte del folto pubblico che, vista la location strategica del concerto, è arrivato anche da Italia e Croazia per poter assistere a questa serata di Gypsy Punk, termine questo che riassume non solo la musica della band, dato l’interesse che essa nutre verso l’Est europeo, ma anche per le varie provenienze e nazionalità dei componenti, a partire da Hütz, ucraino emigrato negli USA, ma passato per diversi paesi e luoghi (mi torna in mente il film documentario realizzato sul suo conto, The pied piper of Hützovina di Pavla Fleischer del 2007).
Forse sono rimasti fuori dalla scaletta alcuni brani che in molti si aspettavano, ma è inutile pretendere oltre quanto già avuto da questa serata curata in modo eccellente dall’ottima e accogliente organizzazione di Koda Events e VignaPr che hanno saputo scegliere una bella piazza che, grazie al suo contesto storico e architettonico, ha esaltato lo spettacolo.
Cristiano Pellizzaro per RadioCityTrieste
Credit immagini Koda Events/VignaPR