di Cristiano Pellizzaro per Radio City Trieste
Chi si sarebbe mai aspettato il leggendario Art Garfunkel in concerto a Trieste?
Probabilmente nessuno, e che non si trattasse di uno scherzo lo si era capito sin da subito lo scorso autunno quando la notizia era stata divulgata.
Un piacevole fulmine a ciel sereno che ha colto di sorpresa e allo stesso tempo fatto scatenare un’insolita impazienza per l’evento.
Un tour europeo arrivato in Italia per quattro date partite proprio da Trieste, città, a quanto sembra, già conosciuta dall’artista per il legame storico e letterale con Joyce, del quale Garfunkel, divoratore di libri, è un estimatore.
Veniamo all’aspetto musicale della serata, un evento più unico che raro il cui profumo di leggenda rimarrà nell’aria per un bel po’.
Più di qualcuno si sarà accomodato in sala chiedendosi quanto sarebbe stato capace di fare ancora con la sua voce a settantacinque anni Arthur Ira Garfunkel, soprattutto dopo i problemi vocali che alcuni anni fa lo avevano costretto ad una pausa, ma sin dalle prime note ogni dubbio o timore sono stati scacciati.Ovviamente non si stava ad ascoltare la stessa ed inalterata voce che tutti conosciamo, ma certamente era di gran lunga meglio conservata ed adoperata rispetto quella di tanti altri colleghi, anche più giovani, che purtroppo fanno rimpiangere i fasti di un tempo, lasciando l’amaro in bocca e la domanda “ma perchè lo hai fatto?”.
No, questa volta non è andata così, e per i due set da ottanta minuti, da solo con la sua voce, Garfunkel ha dato prova di grande abilità, accompagnato dalle splendide note suonate da Tab Laven (chitarra acustica) e Cliff Carter (tastiere e pianoforte).
Intimo, delicato e raffinato, come da programma lo show svoltosi al Teatro Rossetti di Trieste, arrivato in città grazie a Show Bees e D’Alessandro & Galli, ha proposto in scaletta brani scelti come omaggio ad autori quali Randy Newman e George Gershwin, e ovviamente cavalli di battaglia del connubio Simon & Garfunkel come The Boxer, secondo titolo in scaletta, l’attesa ed immancabile The sound of silence e Bridge over troubled water, eseguita in chiusura di serata.
Saluti finali e congedo dal pubblico con semplice ma caloroso good night Trieste.
Sarebbe stato davvero un peccato non esserci stati.