Maiden Palco 01Massimo “Double X” Barzelatto per Radio City Trieste
Dopo i sold-out al Mediolanum Forum di Milano ed il pienone al Circo Massimo a Roma, gli IRON MAIDEN suonano nella città italiana più Rock degli ultimi anni: TRIESTE!
Che si fa bella e presta per l’occasione il proprio salotto buono: la Piazza Unità d’Italia.
Il tour è quello promozionale al loro nuovo disco di inediti: “The Book Of Souls”, risultato in definitiva di buona fattura, non certo un filler della loro incredibile ed infinita discografia. E bisogna ammettere che anche i nuovi pezzi sono risultati apprezzabili pure dal vivo.
Poche le sorprese, in quanto i Maiden hanno deciso, sin da subito, di proporre la stessa scaletta in ogni sera, per evitare discussioni e polemiche con i fans. Ogni sera (più o meno) lo stesso spettacolo. Più o meno gli stessi discorsi tra una canzone e l’altra. Ciò che cambia è il sito, la collocazione dello show: Piazza Unità risplende in tutta la sua storica maestosità, le luci riflesse dalle onde del mare antistante il palcoscenico.
Un inusuale palcoscenico che ammalia pure Bruce Dickinson che in più di un’occasione ne enfatizza l’assoluta bellezza. Le migliaia di fans provenienti da ogni parte del mondo e che già da giorni hanno invaso Trieste, sono tutte lì, assiepate, pronte a far festa.
L’esaltazione collettiva ed il profumo di questo particolarissimo clima festaiolo, si respirano immediatamente, sin dalle prime note dell’immancabile intro “Doctor Doctor”, che come sempre apre il concerto degli Iron Maiden.
A dire il vero, un antipasto lo si aveva avuto già un’oretta prima, quando il difficile compito di scaldare il pubblico era spettato alla band di apertura: i giovanissimi The Raven Age.
Un nu-metal, melodico e moderno più che onesto che ci offre l’opportunità di conoscere, dopo aver visto sul palco le belle fattezze di Lauren Harris qualche anno fa, anche l’altro figlio d’arte di Steve Harris: il giovane chitarrista George. Il quintetto britannico si sbatte e si impegna (soprattutto con le evoluzioni del loro batterista) e guadagna gli applausi del numerosissimo pubblico, che dopo tante ore di attesa, file interminabili ed aver, fortunatamente solo sfiorato un tornado, ha solamente tanta tanta voglia di musica!
Piazza Unità Maiden 01Un teatrale Bruce Dickinson che recita più che cantare, ci accoglie con la nuova “If Eternity Should Fail” primo degli estratti dell’ultimo “The Book Of Souls”, ben supportato dalle scenografie ed un video a tematica Maya, proiettato su due grandi schermi ai lati del mastodontico palcoscenico.
“Speed of Light”, prima della title track “The Book Of Souls” e l’azzeccata “Tears Of A Clown”. Ma è soprattutto, e com’era lecito aspettarsi, con i vecchi cavalli di battaglia “Children of the Damned”, “The Trooper” e “Powerslave” inseriti ad hoc già nella prima oretta di spettacolo, che i Maiden fanno scatenare le migliaia di fans in estasi, che saltano e si sgolano all’unisono, “aiutando” il buon Bruce Dickinson, che in certi momenti, sembra soffrire un po’ con la sua voce. Anche perchè il piccolo grande uomo, reduce da una lunga cura contro il cancro, è la solita ira d’iddio on stage. Il “pilota” è infermabile, salta, corre su e giù dal palco, si agita, brandisce bandiere, cambia più vestiti lui che la scenografia alle sue spalle. Il suo “Screeeaaaam for meee Trieeesteeee” urlato in più di un’occasione vale da solo il prezzo del biglietto.
Lo spettacolo che ci regalano gli Iron è un mix di emozioni e di ricordi: le pose dell’intramontabile Steve Harris (che ha trovato pure il tempo di giocare un amichevole a calcio, il giorno prima del concerto); il simpatico batterista, Nicko McBrain che si prende pure il lusso di dire due parole di ringraziamento in una pausa; i riffoni sparati a tutto volume dai tre incredibili chitarristi (divertentissimi i balletti e le mosse di uno scatenato Janick Gers), con Adrian Smith a supportare nel canto il vocalist in più di un’occasione; e lui: la mascotte Eddie the Head, che come da copione, invade il palco in più di un’occasione.
Maiden Trieste Eddie con bandieraAutentiche ovazioni vengono riservate ai grandissimi successi del passato. Soprattutto nel finalone da pelle d’oca: “Hallowed Be Thy Name”, “Fear Of The Dark” e la super classica “Iron Maiden”.
Nemmeno tempo di tirare il fiato che inizano i bis. La clamorosa “The Number Of The Beast” che fa tremare le chiese vicine con il 6 – 6 – 6 urlato da tutti i seguaci della Vergine di Ferro. La meno datata “Blood Brothers” (da “Brave New World”) introdotta da un commovente messaggio da nobel della pace da parte del vocalist, che ci fa sentire ancor di più tutti fratelli ed amici, in tempi così cupi e tristi in cui sembra che ci sia lo spazio solo per l’odio e le violenze. Per una sera, noi qui, siamo parte tutti di un’unica famiglia, e quando finisce tutto con “Wasted Years” non sappiamo se le gocce che abbiamo sul viso siano causate dal sudore o dalle lacrime di commozione e di gioia.Mai come oggi, mai più di oggi, tutti ad urlare: UP THE IRONS!